La mia Bologna
Molte cose giuste, altre legittimamente opinabili, ma non capisco dove sia la novità. Questo processo di cambiamento a Bologna è in atto da anni e la parola che regna sovrana è #PULIZIA!
Ho avuto una docente molto in gamba, Paola Bonora, che ha descritto questo fenomeno una decina di anni fa in un suo saggio [Orfana e claudicante, Baskerville]. L’ho sempre stimata tantissimo e il suo esame valse tutto il corso di laurea.
Bologna da anni si ritrova divisa fra borghesotti e figli di papà che giocano a fare i rivoluzionari. I borghesi provvederanno probabilmente ad allontanare gli pseudo rivoluzionari per ripulire la città dal piscio, dalle risse, dall’alcol e dall’erba, ma automaticamente sposteranno la verità da un’altra parte. Perché è troppo difficile occuparsi della verità, è meglio farla tacere e dislocarla dove nessuno la può vedere.
Se non ci siete mai stati, non potete avere la minima idea del fascino che si prova entrando nei palazzi universitari di via Zamboni. Ci si sente in contatto con una realtà secolare dal sapore vecchio e nuovo al tempo stesso. Nuovo perché in quei palazzi spesso ci sono facce e idee giovani.
La mia speranza è che Bologna si capisca e che si annullino delle distanze, quelle createsi nel tempo fra chi pensa che la città sia sua e di nessun altro.
Bologna è mia, è vostra, è di tutti, è di chi la ama e di chi la guarda con rispetto e fantasia, così come feci io 10 anni fa quando iniziai a scoprirne la magia.